Davide Uccellari, Giulia Mento

«Dobbiamo lavorare col mondo che abbiamo»


Politico Poetico è un progetto di cittadinanza attiva per ragazzi dai quattordici ai vent’anni a cura del Teatro dell’Argine nelle scuole di Bologna e San Lazzaro di Savena, realizzato nell’ambito di Così sarà! La città che vogliamo. Il punto di partenza sono gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu, ispirandosi ai quali ogni ragazzo era invitato a pensare a un suo progetto personale da esporre prima nel centro della città attraverso gli Speakers’ corners (tre minuti a testa in piedi su una cassetta della frutta, ispirandosi al precedente evento di Hyde Park), e successivamente all’Arena del Sole, davanti alle principali autorità territoriali.

Gli attori avevano iniziato l’anno scorso a studiare l’Agenda 2030 a stretto contatto con i ragazzi, dando loro la possibilità di parlare con esponenti della Fondazione Innovazione Urbana di Bologna, di ASVIS e della Fondazione Unipolis, di Impronta Etica e dell’Università di Bologna. I ragazzi avevano iniziato singolarmente a esprimere le loro esigenze e a stilare i loro progetti, ma pandemia e lockdown purtroppo li hanno costretti a interrompere i lavori. Sono ripartiti a settembre, ma l’ulteriore chiusura delle scuole ha stravolto tutti i programmi. Non sono cambiati i punti di partenza, arricchiti ovviamente dalle discussioni su questo particolare periodo che noi tutti stiamo vivendo; ma sono cambiate le modalità, con la didattica a distanza che permette di lavorare con gruppi più ridotti. Un metodo nuovo anche per il Teatro dell’Argine, che ha sempre messo al primo posto i contatti e i legami umani in ogni corso e in ogni progetto.

Ovviamente, ci racconta la codirettrice artistica della Compagnia Teatro dell’Argine Micaela Casalboni, i momenti fisici mancano, ma nessuno si è scoraggiato e si è messo in gioco con questi nuovi mezzi: «Ci sono moltissimi insegnanti che si sono fatti in quattro per rinnovare un certo tipo di didattica e renderla sempre più partecipata e non imposta, silente, frontale», ci tiene a precisare Micaela. «Nonostante tutto non si è mai fatto niente per rinnovare gli edifici scolastici e rinnovare la didattica, se non per il buon estro di qualche insegnante in gamba. Penso sia ora che il mondo dell’arte e il mondo dell’istruzione si alleino».

Gli studenti e le studentesse, nonostante le difficoltà, hanno risposto numerosi a questa chiamata: sono loro, infatti, i veri protagonisti di questo percorso ambizioso quanto articolato. «Un progetto sulla città e per la città intesa come polis, per non perdere di vista la bellezza del mondo che vogliamo costruire».

Primo incontro: l'agenda e la pandemia

Cosa fa Bologna nei mesi dell’emergenza

Nella classe 3B dell’Istituto Belluzzi Fioravanti di Borgo Panigale, come in tutte le classi aderenti al progetto, gli appuntamenti di Politico Poetico proseguono sulla piattaforma Zoom. In questo primo incontro si vuole mostrare ai ragazzi e alle ragazze come nel territorio bolognese si cerca di far fronte non solo alle sfide mappate nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, ma anche alle problematiche emerse in quest’anno di emergenza pandemica. Sotto l’ala di Mattia De Luca del Teatro dell’Argine, intervengono Simona Beolchi e Andrea Massimo Murari di Fondazione Innovazione Urbana: si parla di progetti, azioni e opere messe in atto in questi mesi, si ripercorrono le tracce più dinamiche nate in città.

La Fondazione opera da tre anni come catalizzatore di idee ed energie che attraversano la città, e che si manifestano nelle trasformazioni urbane, stabilendo un luogo di incontro preciso fra le istanze delle cittadine e dei cittadini, i movimenti delle associazioni e il supporto delle istituzioni pubbliche.

Per i ragazzi e le ragazze delle scuole, parlare con i referenti della Fondazione significa poter vedere nello specifico quali sono i progetti in campo. In particolare viene presentato R-innovare la città – Osservatorio Emergenza Coronavirus, uno spazio di confronto e di ideazione alla ricerca di soluzioni pratiche in risposta alla crisi generata dall’emergenza pandemica nel territorio bolognese. Questi i tre assi principali di intervento intorno a cui si muove il progetto:

  • i Documenti, che vanno dai dialoghi pubblici alle tavole rotonde, con cui si vuole creare uno spazio pubblico di discussione per orientare l’analisi della situazione, vedere come la comunità si sta organizzando e di cosa ha bisogno, orientando la produzione delle indicazioni. Uno di questi è Bologna Riparte, un documento scritto da diverse personalità della comunità bolognese, incaricate dal sindaco stesso di definire le direzioni progettuali che la città dovrebbe seguire in questa delicata fase.
  • l’Indagine: telefonate, surveys, focus group per capire come la pandemia ha agito sulla città.
  • i Cantieri, cioè i progetti aperti, che vogliono dare risposte concrete ad alcuni problemi. Uno di questi è il Cantiere Consegne etiche, che prende le mosse da un focus sulle condizioni lavorative dei riders; l’intento è quello di costruire una filiera eticamente corretta che tuteli il loro lavoro, facendo spendere qualcosa in più al cliente così da garantire loro una paga migliore.

Le criticità emerse da questa inchiesta non sono nuove, ma il radicamento sul territorio della Fondazione ne acuisce l’importanza. Moltissime attività hanno dovuto fermarsi e l’impatto economico è risultato fortissimo. Non del tutto così è stato per le realtà contadine al di fuori della città, che hanno proseguito senza enormi problematiche le coltivazioni, ma tantissime sono le famiglie che hanno visto un peggioramento delle proprie condizioni e molte quelle entrate in difficoltà (per questo si segnala soprattutto il quartiere Barca).

Un ulteriore progetto che viene presentato è Chiara.eco, un portale online pensato come luogo in cui raccontare il clima e i cambiamenti climatici. Inoltre, per le ragazze e i ragazzi ci sono anche diverse realtà nate in questi anni, in grado di coinvolgerli e di catalizzare i loro interessi. Ospiti dell’incontro al Belluzzi Fioravanti sono infatti anche due rappresentanti di questi giovani progetti.

Il primo è Giacomo Tarsitano di Radio CAP, una realtà di aggregazione giovanile nata nel 2017 negli spazi del quartiere Borgo Panigale-Reno, che ad oggi raccoglie quasi una cinquantina di ragazzi e ragazze. Unitisi per gioco, Cominciamo A Parlare è spazio e voce per chiunque voglia cimentarsi con l’arte della radiofonia. Qui vengono registrati podcast, effettuate interviste, e lo studio è disponibile anche per chiunque voglia registrare brani.

Viene ceduta poi la parola a Marco Marinelli, educatore di strada de La Carovana, una cooperativa sociale attiva nella città di Bologna. Diversamente dagli educatori classici, Marco e le sue colleghe camminano per le strade e i parchi di Bologna, inizialmente per osservare i ragazzi e le ragazze e cercando di capire come passino il loro tempo; in seguito, secondo la propria competenza, sensibilità ed esperienza, passano all’incontro, «l’atto educativo in sé», come lo definisce Marco.

L’educazione di strada ha la sua particolarità nel fatto che la relazione con i ragazzi e le ragazze viene costruita, mentre normalmente trova la sua base in luoghi ben strutturati. È un’educazione informale, che parte dalla semplicissima chiacchiera; si vive il momento e si cerca di capire se ci sia un modo per far sì che i preadolescenti possano passare ancora meglio il loro tempo. Quindi, sulla base del presupposto del protagonismo giovanile, compito degli educatori e delle educatrici è anche quello di fare lavoro di rete, cercando fra le associazioni del territorio persone disponibili a prendersi a carico un’attività per questi ragazzi. Per esempio, partendo dall’osservazione di ragazzi che dietro ai treni della stazione facevano sparring, gli educatori sono riusciti a costruire un corso di boxe per strada, con un insegnante direttamente dalla Palestrina Popolare del Tpo. «La boxe diventa un modo per trasformare quell’energia e metterla dentro a delle regole», dice Marco.

Il tempo per intervenire è pochissimo nell’ora e mezza in programma, e molti temi vengono tagliati dalla scaletta per lasciare spazio agli ospiti. I ragazzi ascoltano in silenzio, qualcuno mostra interesse per le attività e si fa lasciare i contatti. La sensazione è che nonostante tutta la carne al fuoco, rimanga chiaro il focus sulle attività in programma per il Teatro dell’Argine. L’Agenda 2030 è una grande mappa di riferimento, sulla cui base costruire delle attività concrete. Grazie alla Fondazione Innovazione Urbana, è chiaro ora che anche nel territorio bolognese ci sono molti problemi, ma anche che già molto viene fatto in questo senso. Grazie a Politico Poetico, anche i ragazzi e le ragazze avranno la possibilità di dire la loro, di dimostrare che da loro può venire un’azione e un cambiamento.

Secondo incontro: le sfide

Dal locale al globale al personale

Può una piccola azione personale, in tempi di pandemia, cambiamento climatico e crollo della biodiversità, rendere migliore il mondo in cui viviamo? È questa la domanda che intrinsecamente pone ai ragazzi di quarta e quinta superiore dell’Istituto di Istruzione Superiore Majorana Mattia De Luca, drammaturgo e docente del Teatro dell’Argine durante un laboratorio online di Politico Poetico. Lo fa mostrando loro quest’immagine, che raffigura i problemi citati sopra come delle onde del mare che si stanno per infrangere su una piccola città, da cui parte un fumetto che sottolinea come sia importante lavarsi bene le mani per poter vivere meglio.

Mattia ha mostrato ai ragazzi come il significato di questa vignetta potesse essere tradotto nel concreto, mostrando la pagina di bilancio interattivo del Comune di Bologna, insieme ad alcune delle proposte dei progetti di quartiere inserite nel sito: le più votate saranno finanziate con i soldi del bilancio.

Il percorso che il Teatro dell’Argine ha in mente per loro non è tanto diverso. Mattia ha ripreso l’evento degli Speakers’ corners che si vorrebbe svolgere (pandemia permettendo) ad aprile nel centro di Bologna, portando i ragazzi a riflettere sulle tematiche che stavano loro più a cuore e ispirandosi sempre agli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu che avevano ripreso nel primo incontro. Diversità e ambiente sono stati gli argomenti che hanno toccato di più gli studenti: lo spreco dell’acqua e del cibo, i bidoni della spazzatura sempre debordanti nel comune di Idice, ma anche il prezzo eccessivo degli assorbenti: una ragazza ha raccontato di come l’anno scorso le studentesse avessero inserito in bagno un distributore di assorbenti nel bagno delle ragazze, per permettere a chi se ne trovasse sprovvista di servirsi liberamente. Questo ora non esiste più a causa di un’operatrice ATA che l’ha distrutto. Le ragazze del Majorana sono però decise a ripristinare il loro distributore, e hanno già inserito il loro progetto nella lista delle idee raccolte, che sono già più di un centinaio.

Il pomeriggio si è concluso con la spiegazione di Mattia ai ragazzi della suddivisione, da parte del Teatro dell’Argine, degli obiettivi dell’Agenda 2030 in cinque tavoli, per permettere una migliore lavorazione e una successiva restituzione. Ora, durante le festività natalizie, ogni ragazzo sarà portato a pensare al proprio progetto, che sarà sviluppato nei prossimi incontri («si spera – dice Mattia – in presenza»).

Terzo incontro: il debate

Tocca ai ragazzi esprimersi

Dopo due incontri dove i ragazzi sono stati soprattutto ad ascoltare i referenti delle associazioni e gli attori del Teatro dell’Argine, oggi, attraverso il debate, hanno finalmente modo di esprimersi concretamente. Abbiamo seguito due diverse simulazioni: una con la classe 5N del liceo Righi, e l’altra con la 5A del liceo Sabin.

Si tratta di un gioco di origine anglosassone in cui due squadre si scontrano su un grande tema, sostenendo due tesi opposte. La classe viene divisa dunque in tre gruppi: il primo è a favore della tesi, il secondo si schiera contro di questa, il terzo è quello dei giudici che dovranno, in base a una griglia di valutazione, assegnare la vittoria. La tematica da affrontare era questa: la DAD è uno strumento didattico fondamentale durante la pandemia?

I ragazzi sono stati suddivisi nei tre gruppi, attraverso la creazione di stanze per sottogruppi di Google Meet, e hanno avuto venti minuti per preparare le loro tesi a favore o a sfavore dell’argomento. Ogni stanza era capitanata da un esponente del Teatro dell’Argine: Lea Cirianni per i “pro”, Riccardo Canzini per i “contro” e Andrea Paolucci con i giudici. In questa prima fase i capitani delle due squadre preparavano le esposizioni di due oratori, in cui sviluppassero tesi e controtesi a sostegno delle due parti. Con un brainstorming hanno messo sul tavolo diversi possibili argomenti, usando come fonti sostenitrici siti come Finanze.net e Il Sole 24 Ore ma anche i loro studi, citando per esempio l’articolo 32 della Costituzione. I giudici nel frattempo si confrontavano con Paolucci sulle loro personali opinioni (al Sabin erano tutti per i “contro”, mentre al Righi, seppur con qualche remora, diversi ragazzi sostenevano i “pro”), e sul come valutare le esposizioni. Ogni intervento ha avuto la durata tre minuti e non c’era la possibilità di attaccare o screditare l’avversario, pena l’esclusione.

In seguito si sono riformate le stanze iniziali per preparare l’argomentazione finale, che andasse a scardinare le posizioni dell’altro gruppo, andando a scovare i punti più deboli e contestabili delle prime esposizioni. In tre minuti il nuovo oratore ha quindi tentato di portare i giudici dalla sua parte. Il gruppo dei “contro” ha vinto sia al Sabin che al Righi, ma mentre nella prima classe era quasi scontato, nella seconda la bravura dell’oratore finale ha fatto sì che i “contro” ottenessero il voto plenario dei giudici.

Perché fare un gioco come questo? Paolucci sottolinea che serve ai ragazzi per allenarsi all’evento degli Speakers’ corners, dove i ragazzi avranno tre minuti a testa per esprimere il proprio progetto nella maniera più chiara possibile in soli tre minuti. Questo per dimostrare come «il teatro – dice Paolucci – possa servire ai ragazzi per diventare persone con più mezzi», e quindi cittadini attivi nel mondo di cui fanno parte. Tutto ancora in costruzione.

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